Intervista a That’s contemporary – guida virtuale dei luoghi dell’arte contemporanea

Il viaggio di Tu Comunica nel mondo delle StartUp procede con that’s contemporary.

Thatscontemporary è una guida virtuale dei luoghi dell’arte contemporanea di Milano che riunisce gallerie e spazi non profit.

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Intervistiamo Elisabetta Bolasco responsabile comunicazione di that’s contemporary.

Ciao Elisabetta, ci spieghi in poche parole come nasce that’s contemporary?

Thatscontemporary nasce a Milano nel settembre 2011 con l’obiettivo ultimo di far percepire la presenza dell’arte contemporanea nella città ad una fascia di pubblico più ampia. Fin dall’inizio l’obiettivo è stato di proporre una politica di network tra i vari attori del contemporaneo nella città di Milano per sopperire alla scarsa tradizione strategica e alla conseguente mancanza di forme di pianificazione e gestione integrata. Quello che facciamo è valorizzare l’esistente, potenziarlo e comunicarlo.

That’s contemporary si è impegnata a costruire la rete istituzionale su un duplice binario: attività web e attività curatoriali attuabili sul territorio. Pertanto ha sviluppato il portale web pensato come una guida pratica che consente di orientarsi nella programmazione culturale legata all’arte contemporanea a Milano.

That’s contemporary si è radicata anche sul territorio tramite l’organizzazione di eventi in collaborazione con artisti, gallerie, spazi non profit, curatori e istituzioni, la partecipazione a conferenze e seminari, la presenza in eventi culturali e fiere. Un esempio è Narratives, progetto curatoriale che ha l’intento di rimappare Milano attraverso narrazioni inedite che reinterpretano la città. La prima edizione ha preso forma con il progetto S.A.V.E. Milan creato attraverso agli artisti Ambra Pittoni e Paul-Flavien Eriquez-Sarano // alias Ze Couepel – SaveMilan

That’s contemporary ha partecipato a bandi nazionali ed internazionali risultando tra i semifinalisti del bando Che-fare ed è risultato vincitore nella categoria “Promotional Site” agli European Design Awards 2012.

Qual è lo stato attuale del progetto?

In un anno di intenso e costante lavoro, l’attività di that’s contemporary si è decisamente sviluppata ed è stata riconosciuta su più livelli. Innanzitutto, in occasione della Fiera d’Arte Internazionale Miart (Aprile 2013), grazie all’appoggio di Rottapharm | Madaus, that’s contemporary lancia That’s App, la mobile app basata sui sistemi operativi iOS e Android.

That’s App permette la visualizzazione in tempo reale di qualsiasi informazione relativa agli eventi di arte contemporanea in città e la loro condivisione con una comunità di utenti. Individua i poli creativi del network più vicini all’utente, fornisce i percorsi più veloci per raggiungerli e permette ad ogni utente di invitare i propri amici agli eventi in città in quanto integrata con i più diffusi social network (Facebook, Twitter, Pinterest, Google +). Per il lancio dell’app, that’s contemporary ha deciso di investire in arte e non in marketing, presentando The Art Pacemaker, la performance degli artisti Franco Ariaudo e Driant Zeneli.

Si tratta di una visita guidata su iscrizione in alcuni luoghi dell’arte contemporanea organizzata sulla falsa riga di una manifestazione podistica ordinaria. Gli artisti fungeranno da ciceroni e introdurranno le opere ai partecipanti, soffermandosi per ogni spazio su una sola opera. La corsa ha un numero limitato a 30 partecipanti e avverrà sabato 16 marzo in mattinata con partenza alle 10.00.

Quali sono gli obiettivi futuri di that’s contemporary?

Abbiamo intenzione di lanciare la piattaforma a Torino e a Roma. Entro l’inizio del prossimo anno a Londra. A questo proposito that’s contemporary è appena stato accettato all’interno del programma Camden Town Unlimited con il quale ha ottenuto una sede londinese nella zona di Camden che si aggiunge alla sede milanese presso DOCVA, Fabbrica del Vapore. Al momento, stiamo sviluppando un piano di espansione e siamo alla ricerca di nuovi sponsor interessati a investire nel nostro progetto.

In generale, that’s contemporary vuole continuare a perseguire lo scopo originario ponendosi come mediatore tra l’offerta di arte contemporanea a Milano e il grande pubblico. Pensiamo che la comunicazione e promozione dell’offerta culturale cittadina si rende ancor più necessaria per una valorizzazione efficiente, diretta non solo agli amanti dell’arte in senso stretto, ma anche e soprattutto a tutti coloro i quali sono potenziali fruitori svantaggiati dalla scarsità informativa o, spesso, da un’idea troppo elitaria di arte.

Qual è il vostro business model?

Per quanto riguarda la piattaforma web e mobile, il nuovo database e la possibilità di ripetere il format su altre città a costi molto ridotti permette a that’s contemporary il raggiungimento di un sempre più alto numero di utenti. Un’ampia base di utenza e la possibilità di targettizzare tale utenza aumenta il valore di that’s contemporary in quanto spazio per l’avviamento di forme pubblicitarie e sponsorship di vario genere. Inoltre, a lato della nostra esperienza stiamo sviluppando un’agenzia di comunicazione specializzata per il settore culturale con l’obiettivo di applicare il know how comprovato sul progetto that’s contemporary su esperienze terze. Il campo d’azione su cui ci stiamo specializzando copre un vasto range di attività che va dalla creazione di prodotti on-line, all’organizzazione di eventi e curatela, all’intero sviluppo di una campagna di lancio di un prodotto.

In conclusione, quant’è difficile mettere in piedi una startup in Italia?

L’avvio di un’attività in un’Italia attualmente in grave situazione economica che danneggia primariamente la cultura e la sua sostenibilità è fortemente complicato e decisamente lento. Il lavoro di sviluppo e radicamento del progetto è stato e continua ad essere cospicuo e numerosi sono gli ostacoli e le incertezze, ma la qualità del progetto, la convinzione di una reale necessità italiana di fare sistema e promuovere la cultura, le capacità che sinora il team ha dimostrato e i riconoscimenti ottenuti sono fattori indispensabili per continuare a lavorare. Continuare a lavorare bene, anche con poco. Crediamo che, operando al meglio anche con risorse limitate, si pongano i presupposti per una crescita a lungo termine.

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